Alla donna moderna sembra incredibile il solo pensiero ma, prima della Grande Guerra, ossia fino al 1910 circa, le donne in Italia avevano un accesso limitato alla guida dei veicoli. L’automobilismo era considerato principalmente un interesse maschile, e le donne incontravano spesso ostacoli e pregiudizi nel cercare di ottenere il permesso di guidare.
La considerazione della guida come un’attività maschile era molto radicata nelle norme sociali e culturali dell’epoca, che riflettevano gli stereotipi di genere dominanti, e questo sin da quando le auto cominciarono ad apparire nelle strade europee e italiane, alla fine del XIX secolo.
La guida, un'attività considerata inadatta al "gentil" sesso: scopriamo insieme il perché
Nel corso della storia, gli uomini sono spesso stati associati a lavori all’aperto, attività tecniche e mobilità, mentre alle donne erano riservati ruoli domestici e di cura. La guida dei veicoli veniva perciò considerata come un’attività che richiedeva forza fisica, abilità meccaniche e indipendenza, aspetti associati agli stereotipi di mascolinità, dai quali le donne erano estromesse.
Era inoltre pervasiva l’idea che le donne avessero limitazioni fisiche che le rendevano meno adatte alla guida. Questa percezione era spesso basata su pregiudizi che non tenevano conto delle loro reali capacità.
C’è poi da considerare il fatto che all’inizio del Novecento, l’emergere dell’automobile portò con sé preoccupazioni sulla sicurezza e sulla moralità. La guida dei veicoli veniva talvolta associata a comportamenti considerati non adatti alle donne, perché potevano essere uno sbocco verso l’indipendenza, la libertà di movimento e l’interazione con persone sconosciute.
E niente come la libertà delle loro consorti, figlie e nipoti poteva terrorizzare un uomo dei primi del Novecento.
La Grande Guerra, un evento che cambiò tutto
Durante la prima guerra mondiale, le donne in molti paesi, compresa l’Italia, hanno svolto un ruolo significativo nel settore dei trasporti, incluso il guidare veicoli, perché gli uomini erano per la maggior parte dei casi al fronte, impegnati nei combattimenti, e i governi avevano necessità di forza lavoro – di qualunque genere fosse.
In Italia, ad esempio, molte donne hanno lavorato come autiste, guidando ambulanze e veicoli di supporto per il fronte, durante la Prima Guerra Mondiale, dimostrando competenze nella guida e nella manutenzione dei veicoli, svolgendo un ruolo importante nel trasporto delle truppe, dei feriti e dei rifornimenti, cosa che ha pian piano contribuito a sfidare le tradizionali concezioni di genere e ha dimostrato la loro capacità di assumere ruoli non tradizionali.
Donne e motori, un tema ancora critico
in alcuni Paesi, per esempio l’Arabia Saudita, dove fino al 2019 solo gli uomini potevano guidare, mentre alle donne era vietato detenere un’automobile e la patente.
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