Maggio 2024

Drabble mania: consigli di scrittura per aspiranti scrittori (puntata 16)

Elisabetta Venturi Scrittrice e insegnante Drabble mania Scrivere drabble insegna a colpire, emozionare, stupire, sconvolgere il lettore con poche parole. Inoltre puoi giocare con le parole: scrivere una storia intorno a una parola che non conosci, così diventerà parte del tuo vocabolario; puoi darti regole folli sulle lettere da non usare oppure tirare i dadi (esistono molti giochi con questo scopo) e usare le immagini che escono.   Leggi fino alla fine per avere un consiglio di scrittura completamente gratuito L’arte dell’amore Rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, blu, viola. Come fuochi d’artificio, un arcobaleno di colori esplode nelle nostre menti ogni volta che sfioriamo la pelle l’una dell’altra. Calore, passione, brividi: ogni sensazione si trasforma in una macchia di tempera, una sinestesia che aumenta la magia del contatto dei nostri corpi, così diversi nel colore della pelle, ma anche così uguali. La gente ci etichetta come diverse, vede in noi solo il bianco e il nero, come se i colori avessero una gerarchia. Invece noi ci avvolgiamo in tutto lo spettro cromatico. Quello che abbiamo è insostituibile, il nostro amore è arte. Consiglio di scrittura Le descrizioni pure stanno diventando più “attive” La descrizione presenta luoghi, oggetti e personaggi creando un dipinto nella mente del lettore.La velocità dei tempi moderni ha portato le descrizioni pure (es. quelle che troviamo ne Il signore degli anelli di Tolkien) a mescolarsi sempre di più alla narrazione e ai dialoghi, diventando quindi meno statiche. Al prossimo venerdì!

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Il genitore perfetto non esiste

A cura di Rubrica ApertaMente. Chiedi alla Psicologa. Sono Isabella Vinci e sono una psicologa perinatale e del neurosviluppo, oltre a essere una TNPEE (sigla per indicare un lavoro dal nome impronunciabile, ossia Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva). Mi occupo di bambini da più di vent’anni e di genitori da oltre un decennio, perché il mondo dell’infanzia è un universo in espansione, in cui è davvero molto facile perdersi. Motivo per il quale nasce questa rubrica interattiva, in cui ho raccolto alcune domande proposte dai genitori. Competenze e aspettative nella genitorialità Si parla spesso di competenze dei genitori. Un bravo genitore deve essere paziente, quasi virtuoso, non urlare mai, non agire di impulso, non usare la televisione come mezzo di intrattenimento, comprare solo ecobio o giochi di legno, conoscere gli ultimi studi di psicologia infantile e pedagogia, avere tempo per le gite fuori porta, per leggere i giusti libri, per proporre le giuste attività. Un genitore deve essere competente e non c’è scampo a questa definizione. Ma forse queste non sono competenze. Queste sono le aspettative che la società impone alla genitorialità di oggi. Aspettative assurde, standard impossibili, totalmente decontestualizzati rispetto all’attualità che esiste la necessità di un doppio lavoro e non ci sono politiche sociali adatte alle famiglie. Aspettative che si traducono in pregiudizi e giudizi severi verso le madri, come verso i padri. Tra i più gettonati abbiamo: – un genitore non deve mai chiedere aiuto; – una madre non deve mai lamentarsi; – un padre può aiutare, ma in quel caso sarà un “mammo” o un babysitter non pagato; – il padre lavora, la madre resta a casa a occuparsi dei figli; – i bambini vengono viziati se tenuti in braccio o a dormire nel lettone. Si potrebbe continuare per diverse pagine a stilare gli elenchi di tutti gli stereotipi impossibili da rispettare, che la società odierna impone sulla genitorialità. Stereotipi che sono retaggio di una cultura completamente diversa da quella odierna. Senza parlare dell’ovvia esigenza di due stipendi, né di come le donne vengano penalizzate se assenti dal mercato del lavoro a lungo per maternità, o di come sempre più papà pretendano un ruolo attivo e un equilibrio nella gestione della famiglia. Abbattere tali stereotipi è pressappoco impossibile, se ci saranno sempre voci fuori campo a criticare l’operato di una neomamma che sceglie di portare il proprio figlio nel marsupio piuttosto che nel passeggino. Invece di giudicare bisognerebbe iniziare a capire, a empatizzare mettendosi nei panni di chi vediamo affaticarsi nel crescere le meravigliose vite che sono il futuro di tutti. Non criticare quella madre e quel bambino disteso per terra che urla al supermercato. Non criticare quel padre che si lamenta per l’assenza del fasciatoio nei bagni maschili. Non additare come viziato quel bambino ad alto contatto di due mesi che piange se non sente l’odore di mamma o papà e necessita quindi di stare sempre in braccio. Non sono quelle assurde aspettative dettate da ancora più deliranti stereotipi basati su concezioni antiquate a rendere bravi genitori chi ha figli. Un bravo genitore non è un genitore competente, perché, ecco uno spoiler, la competenza genitoriale si acquisisce nel tempo, secondo le caratteristiche proprie e dei propri figli. Essere competenti non significa misurare con il cronometro la velocità del cambio pannolino o la capacità di far ingurgitare ai propri pargoli le verdure, loro nemico naturale. Essere competenti non implica dover intrattenere i figli più grandi con gite al museo, teatro, cinema e bioparco ogni fine settimana. Non comporta nemmeno essere presenti ventiquattro ore su ventiquattro, con modi amorevoli e attenti (non importa se si lavora in casa o fuori), senza mai perdere la pazienza o alzare la voce. Quello a cui un genitore dovrebbe cercare di aspirare non è il rispetto per questi standard impossibili, né lo status quo del competente ogni misura, bensì qualcosa di ben più complesso: un equilibrio interiore, ovvero una serenità anche nel caos tipico che si scatena in una casa con dei bambini. Forse sarebbe addirittura troppo azzardato parlare di serenità, il termine corretto sarebbe riposo.  Un genitore che ha trovato modo di riposare è un genitore che riesce ad apprezzare l’ennesimo disegno scarabocchiato, l’ennesimo cubetto di costruzioni sotto il divano da recuperare pena un pianto disperato, l’ennesima interruzione al lavoro da casa che in questi ultimi anni ha preso piede per cause di forza maggiore. Un genitore che ha dormito un’ora di più, riesce a modulare maggiormente le emozioni negative che immancabilmente sorgono. Un sistema cerebrale sovraccarico è un sistema più irritabile e meno flessibile, e la flessibilità è davvero l’unica competenza di cui un genitore debba imparare a fare scorta. Come quando si decide di avventurarsi in piscina in estate, ci si organizza nel dettaglio il giorno prima (o la settimana, se non addirittura il mese prima) e poi succede il finimondo proprio mentre si sta per varcare la porta. Febbre dell’ultimo istante, che diventa un classico a ogni evento di famiglia, oppure il pupazzetto del cuore che è misteriosamente scomparso durante la notte – e senza non si può proprio entrare in macchina, pena un pianto infinito con tanto di singulti e singhiozzi; o un cambio pannolino devastante che richiede la doccia di neonato e genitore che lo teneva in braccio. Una delle regole auree, che quando la senti la prima volta di fa sorridere e poi, a posteriori, post figli, ridere in modo lievemente isterico, è la seguente: dormire quando lo fanno loro. Ovviamente non sempre è possibile. Se si ha un neonato in casa, si impara in fretta che il riposo acquisisce svariate forme, per esempio dormire appoggiati al divano con il pargolo addosso spalmato come un koala su un eucalipto. Se si ha più di un figlio, diventa un’utopia. E se si vuole uscire dai panni pesanti del genitore per un’ora la sera e godersi un bel film con il proprio partner, è normale e giusto accantonare un’ora di sonno per recuperare del tempo per sé. Il tempo per sé è un’altra

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Recensione Maxton Hall

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Trama libro Ruby Bell ha due obiettivi nella vita: entrare a Oxford e rendersi invisibile a tutti i suoi compagni snob del Maxton Hall College, una delle scuole private più prestigiose d’Inghilterra, che lei può permettersi solo grazie a una borsa di studio. Con l’inizio dell’ultimo anno, il traguardo sembra sempre più vicino, finché un giorno Ruby sorprende il suo professore in atteggiamenti equivoci con una studentessa. E non con una studentessa qualsiasi, ma con Lydia Beaufort, erede di una delle dinastie più facoltose di tutta la Gran Bretagna, nonché sorella gemella di James, il leader indiscusso del Maxton Hall, che, bellissimo e ricchissimo qual è, non fa che passare da una festa all’altra, da un eccesso all’altro. Deciso a fare di tutto per proteggere il segreto di Lydia, James comincia a tallonare Ruby e, in poco tempo, lei perde il suo mantello dell’invisibilità e si ritrova a fare i conti con una notorietà inaspettata, quanto sgradita. Tuttavia, più i due si frequentano, più entrambi si rendono conto di essere molto diversi da ciò che sembrano: James si accorge che Ruby non è la secchiona senza personalità che appare ai più, mentre quest’ultima capisce che l’aria da bad boy è solo una maschera che il giovane rampollo sfoggia per schermarsi dal mondo e, soprattutto, dalle pressioni della sua famiglia. I Beaufort, infatti, hanno già scritto il destino di James e di una cosa sono certi: Ruby non dovrebbe farne parte… La serie Prime Famiglie come quella dei Beaufort possiedono da generazioni più soldi e potere di alcune famiglie reali. Per loro sono invisibile Maxton Hall Il film è la trasposizione cinematografica di Save Me, il primo capitolo della trilogia di Mona Kasten, e narra le vicende tra due giovani alle prese con l’ultimo anno scolastico. Ruby Bell è l’opposto di James Beaufort; lei vuole essere a tutti i costi invisibile, lui senza pubblico non è nessuno. La giovane lavora sodo per entrare a Oxford; la sua è una vita rigorosa fatta di studio, famiglia e lavoro. James è il ragazzo più figo della scuola. Tutte vorrebbero essere viste da lui. Tuttavia, sembra non avere occhi per nessuna in particolare. Quando si avvicina a Ruby Bell lo fa solo per minacciarla e metterla in guardia; ciò che ha visto su sua sorella Lidya deve rimanere un segreto ed è disposto a pagare per ottenere il suo silenzio. Ruby Bell non ci sta; il suo alto senso di morale la porta a non cedere davanti a nessun ricatto – nonostante abbia bisogno di quel denaro per acquistare il montascale per suo padre, che si trova costretto su una sedia a rotelle. Tra loro scatta subito una scintilla d’odio. Appartenenti a due mondi diversi, a due classi sociali diverse, sembrano non comprendersi; ciò che è importante per Ruby sembra non esserlo per James. Eppure… Complici l’organizzazione dell’evento scolastico e il continuo punzecchiarsi, man a mano l’odio si trasforma in un’attrazione difficile da dominare. James riesce a scavare nelle fragilità di lei, e forse, per la prima volta, diventa vulnerabile anche con se stesso. Ma che fare quando il padre di lui sembra ostacolare i piani dei due giovani? James ha un grande futuro davanti a sé, ma Ruby Bell non fa parte dei piani della sua famiglia… Scopri Land Magazine! admin Giugno 7, 2024 Le orche: Tre Curiosità su uno dei Predatori più Affascinanti dell’Oceano Le orche, conosciute anche come balene assassine (Orcinus orca), sono tra i predatori più intelligenti e potenti degli oceani. Questi mammiferi marini appartengono alla famiglia dei delfinidi e sono noti Read More admin Giugno 6, 2024 “Tour à Turin” con il Salone Internazionale del Libro: incontri, letture e dialoghi per omaggiare il Tour de France Comunicato stampa “Tour à Turin” con il Salone Internazionale del Libro: incontri, letture e dialoghi per omaggiare il Tour de France Da giovedì 27 e domenica 30 giugno 2024 Palazzo Read More admin Giugno 6, 2024 Se la tua partner in crime pubblica un romanzo, tu cosa fai? A cura di Ciao amica, se oggi sei qui potrebbe essere perché questo titolo ti ha incuriosita e perché – come me – potresti far parte dell’immenso mondo del bookstagram. Ovviamente, Read More admin Giugno 5, 2024 Land Editore aderisce all’iniziativa “Stuff Your Kindle Day” organizzata da Romance Book Land Editore è lieta di annunciare la sua partecipazione all’evento “Stuff Your Kindle Day” in versione italiana, che si terrà il prossimo 20 giugno. Questo evento, già noto e virale Read More admin Giugno 5, 2024 Celebrazione dei Diplomi del Biennio 2022-’24 alla Scuola di Scrittura e Storytelling di Viagrande Studios Comunicato stampa Viagrande, 5 giugno 2024Siamo lieti di invitarvi alla cerimonia di diploma del biennio 2022-’24 della Scuola di Scrittura e Storytelling di Viagrande Studios, che si terrà questa sera Read More admin Giugno 3, 2024 Giornata Mondiale dell’Empatia: Un Viaggio nel Mondo delle Emozioni! Ciao bambini! Oggi parliamo di una cosa davvero speciale: l’empatia! 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La figura autoritaria femminile che manda in crisi chi è convinto che il posto della Read More Cristina Ferri Giugno 1, 2024 Ricette

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Sheffield’s Park Hill bridge e la sua triste storia nascosta

C’è un quartiere a Sheffield chiamato Park Hill, famoso per ospitare uno dei palazzoni più grandi e contestati della città. La struttura, formata da due blocchi di appartamenti, è collegata da due ponti che, passando dall’esterno, permettono di raggiungere l’altra parte. Ed è da qui che parte la storia che voglio raccontare. Una storia che inizia nel 2001, proprio da quella passerella al tredicesimo piano. Il protagonista si chiama Jason, è un uomo innamorato che ha deciso di dichiararsi alla sua amata Clare in maniera romantica quanto plateale. Lì, sulla facciata di quel ponte, ha scritto il suo nome seguito da “I love you. Will U merry me”. No, certe cose accadono davvero, non solo nei film. E poi colpevole di un gesto inconsulto e illegale, Jason scappa alla vista del custode, prima di riuscire a mostrarla alla sua Clare. Dei due non si è saputo più nulla se non dopo parecchi anni. La scritta non è mai stata eliminata, solo il nome è sparito per far comparire il gesto come disperato e attirare l’attenzione su un’area in decadenza. Nessuno ha mai saputo com’è finita davvero quella storia, né chi fossero Jason e Clare e se lei abbia mai accettato quella proposta. Molte sono le ipotesi che vi girano attorno, voci di corridoio in realtà mai confermate anzi, completamente smentite dal custode del palazzo. Tra queste c’era l’ipotesi del suicidio: Clare rifiuta la proposta e lui si lancia dal ponte per la disperazione. Questo non è successo, ma purtroppo quello stesso ponte è testimone di ben ventisei suicidi di altra natura. Un tragico dato che fa pensare. Ma non c’è solo questo dietro. Anni più tardi la verità sulla storia tra Jason e Clare è venuta a galla e non si può dire ci sia il lieto fine. Clare era una ribelle, un’adolescente indomabile, una donna non adatta a prendersi delle responsabilità neanche dopo essere diventata madre. L’incontro con Jason era stato inaspettato, ma le aveva ridato speranza. Aveva accettato la sua insolita proposta, l’unica che lei avrebbe potuto prendere seriamente, ma le circostanze non permettevano loro di poter essere felici insieme. Lei con gli assistenti sociali alle costole, lui seguito dagli stessi da quando era bambino. Un destino beffardo e ingannatore. Una sofferenza che non guarda in faccia nessuno. Clare aveva scelto i figli perdendo l’amore a cui si era aggrappata. Oggi Clare non c’è più e di Jason si hanno notizie certe fino al 2016 e non sono per nulla buone. È triste sapere che dietro a un graffito ci sia tanta sofferenza e che in realtà qualcuno lo abbia utilizzato per arricchirsi economicamente, svelando la realtà di una società capitalista e spesso troppo poco empatica. E non ci sono vincitori in questa storia. C’è solo tanta, troppa amarezza per quello che è accaduto. A CURA DI ENGLISH LIFE, YES OR NOT? è la rubrica che ti porta dritto dritto nelle tradizioni e nella vita quotidiana inglese, tra pro e contro, elementi irrinunciabili e altri invece più nostalgici. Ci seguirai? Libri di Oriana Turus Fai clic qui

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vintage girls e i matrimoni

Le Vintage Girls e i matrimoni

Fiori di rosa, fiori di pesco… Ah, no… forse erano fiori d’arancio. Siamo a maggio, per eccellenza il mese dei matrimoni, quello che dà il via alla stagione di vestiti bianchi e promesse d’amore. Come si sono preparate le Vintage Girls per questo mese, quali canzoni hanno scelto per voi?  Attenzione, sappiamo di essere un po’ suscettibili su questo argomento in particolare, per cui cercheremo di limitare minacce e rappresaglie ai nostri rispettivi compagni e di rendervi partecipi di quelle che sono per noi le canzoni perfette per una cerimonia, come sempre cinque derivanti dalla musica italiana e cinque da quella internazionale. Partiamo? Una storia d’amore e interminabili attese Le canzoni italiane, con Nelli B. Beh, chi un po’ mi conosce, ha già una qualche idea sul mio rapporto con i matrimoni. Attualmente pessimo. Sì, sogno l’abito bianco; no, non voglio una festa in grande e – sì – combatto con un anticonformista convinto che il matrimonio sia solo un passaggio imposto dalla società. Oh, con tutti quelli che c’erano in giro eh… Sognare, comunque, non costa nulla, e io continuo a farlo, piangendo ai matrimoni degli altri e appuntando quelle canzoni che – semmai un giorno riuscissi ad arrivare all’altare – farebbero parte della mia playlist. No, se ve lo state chiedendo, no. Il lui di questa coppia non avrà alcuna opinione a riguardo, avendomi già fatto aspettare troppo.  1988, Eros si lancia in una commovente dichiarazione d’amore, quella che tutte vorrebbero ricevere dal proprio/dalla propria partner. Ogni volta che penso a questa canzone, vedo davanti agli occhi la coppia formata dal cantante e Michelle Hunziker. I due si conoscono nel 1995, un age gap in piena regola, ma Michelle dichiarerà di essere fan di Eros da almeno una decina di anni prima, quando sognava di sposarlo. Il destino! Questa canzone, per esempio, rievoca nella mia mente una scena in particolare, che tutte le volte mi emoziona: la camminata verso l’altare di un membro della mia famiglia, attesa dal futuro marito con gli occhi pieni di lacrime. Va detto, a onor del vero, che piangeva lui, piangevo io, piangevano i testimoni e tutti quelli intorno a loro. Ah, non ve l’ho detto: ho celebrato io quel matrimonio! Celebrarlo sì, ma sposarmi no!  Questa canzone, cantata magistralmente da Laura nel 2006, è in realtà una cover del brano originariamente eseguito da Charles Aznavour, straordinariamente romantica e commovente.  1997, Battiato partecipa con questa poesia al Festivalbar di quell’anno. La cura è una di quelle canzoni che più sono in grado di emozionarmi, per non dire che sono in grado di mettermi in ginocchio piangendo tutte le mie lacrime. Lo so, super dramatic! Nel brano, ci si rivolge alla persona amata, cantando la volontà di proteggere, accudire e prendersi cura della persona amata. Non dovrebbe essere questo, lo spirito del matrimonio? 2012, Arisa canta la potenza di un amore profondo e sincero, l’unico, quello in grado di stravolgere e cambiare la propria esistenza, quello in grado di sovvertire gli equilibri della propria vita. Un amore così, non è facile da trovare, ma a volte neppure da accettare. Bisogna essere pronti, e Arisa lo trasmette alla perfezione, con le note pazzesche che la sua voce può raggiungere.   Quando t’ho vista arrivare Bella così come sei Non mi sembrava possibile che Tra tanta gente che tu t’accorgessi di me C’è davvero bisogno di spiegare la potenza e la bellezza di queste parole? È il 1984, Gino Paoli compone questa canzone che sarà la colonna sonora di un film, Una donna allo specchio.  Le canzoni internazionali, con Arianna Per me la storia è simile, ma un po’ diversa: anch’io sogn(AVO) prima o poi di sposarmi, ma sono passati 21 anni e non si è verificata la profezia del mio compagno: ci sposeremo quando la Sampdoria vincerà lo scudetto. Per la cronaca, l’anno scorso è addirittura retrocessa in B. Passiamo dunque alla musica, che è meglio. È una bella serata, cerchiamo qualcosa di stupido da fare: hey, baby, penso di volerti sposare!Chi mai potrebbe resistere a una dichiarazione del genere? Da quando Bruno Mars l’ha pubblicata, nel suo album di debutto del 2010, è diventata una delle colonne sonore pop preferite per fare la classica proposta: con tanto di campane sonanti e ritornello trascinante, dire di no è impossibile. Anche perché, ragazza mia, quando ti ricapita che uno ti chieda di sposarti al volo? PENSACI BENE. 2. Magic! – Rude Questa canzone, invece, affronta un altro problema legato al mondo dei matrimoni: la famosa tradizione di “chiedere la mano” al padre della sposa. Ma qui la risposta non è quella che il futuro sposo si aspettava, perché il futuro suocero non ne vuole proprio sapere niente. Tra l’altro il video ha ben due miliardi di visualizzazioni, quindi forse reazioni del genere non sono poi tanto rare! 3. Maroon 5 – Sugar Quante cose possono contribuire a rendere memorabile un matrimonio? Un allestimento bellissimo, un abito da sposa luminoso, l’amore degli sposi, tantissimi invitati. Certo che se però all’improvviso e a sorpresa ti piombano a cantare i Maroon 5, le cose sono due: o ti senti male e perdi la memoria dopo lo svenimento, oppure la festa si trasforma in qualcosa di irripetibile. Nel video si vedono le reazioni di diverse coppie che si ritrovano con questi ospiti imbucati, in varie parti del mondo. Adam, sei mai stato in Umbria? 4. Christina Aguilera – The Right Man Qui cambiamo decisamente registro. Non c’è neppure un video, ma la voce di Christina Aguilera è sempre pazzesca e qui raggiunge vette emozionali incredibili, mentre racconta di aver trovato l’uomo giusto che saprà starle accanto dopo tanti momenti difficili della vita, inclusa la perdita dell’uomo che all’altare avrebbe dovuto accompagnarla. Una canzone bellissima, forse poco conosciuta. 5. Bon Jovi, Thank you for loving me Il video perfetto: Roma, Jon Bon Jovi, La fontana di Trevi, una sposa che corre scalza per la città, uno sposo con tanto di cappello, Jon Bon Jovi, i vecchietti innamorati, Jon Bon Jovi, una

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