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30 ANNI DI “VERSO L’INFINITO E OLTRE!”

Uscito nelle sale americane il 22 novembre 1995, Toy Story è un classico senza tempo. Ha sfornato citazioni importanti, che ancora oggi si usano come “Verso l’infinito e oltre!” e creato giochi tematici per tutte le età com “Andy is coming!”. La scritta Andy sotto lo stivale di Woody è diventata iconica ed evocativa, tanto che all’ultimo Sanremo, quando Lucio Corsi l’ha riproposta, la citazione è stata subito colta da tutti. Primo film Pixar, ancora oggi super conosciuto, anche grazie ai capitoli successivi. Ci ha mostrato ciò che i bambini spesso si chiedono: cosa fanno i giocattoli quando nessuno ci gioca? Quando nessuno li guarda, si muovono? Hanno loro caratteri e volontà personali? Primo film tridimensionale, realizzato con CGI, è stato il punto di svolta. Ma perché ancora oggi è amato? Perché è un inno all’amicizia, perché ci porta in quella atmosfera fantastica dell’immaginario dei bambini. Ma anche perché ci dimostra che il legame tra un bambino e i suoi giocattoli è speciale e nutrito dalla fantasia. Poi Toy Story ci ricorda una cosa: nessuno viene abbandonato, nessuno rimane indietro. Non dobbiamo avere paura che qualcuno ci “rimpiazzi”, in un cuore grande c’è posto per tutti. Ed è una conferma che spesso ai bambini serve, quando arrivano fratellini, sorelline, nuovi compagni.

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La cuffietta: da Jane Austen a Elizabeth Gaskell

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui Passeggiare senza l’ombrellino, uscire senza la cuffietta o senza chaperon, o entrambe le cose, essere cacciate da una casa senza nemmeno essere accompagnate da una carrozza privata, declinare inviti mondani o giocare con il cibo a tavola sparpagliandolo ovunque erano solo alcune di quelle che venivano ritenute “una grave infrazione del ton”, ma vediamo insieme cos’era la cuffietta e come veniva utilizzata nell’Ottocento. La cuffietta Di lino, ornata di pizzi e merletti, qualsiasi dama rispettabile veniva vista con una cuffietta sulla testa. I nipoti di Jane Austen ci dicono che sua zia era solita indossarla frequentemente. Jane vedeva la cuffietta come un simbolo di libertà personale: libertà di coprire i capelli sporchi se non si aveva voglia di lavarli; libertà di uscire senza impiegare ore in acconciature elaborate. Da simbolo di libertà a rottura degli schemi. Margaret, la protagonista di Nord e Sud di Elizabeth Gaskell, davanti a una scena di grande tensione emotiva si strappa la cuffia con le mani per poter ascoltare meglio. Quel pezzo di stoffa diventa la barriera che le impedisce di ascoltare, di prendere parte agli eventi. Il signor Thornton è in cima alle scale, davanti a una folla imbestialita di operai in sciopero, e quel gesto all’apparenza sciocco e frivolo, di togliersi la cuffietta, diventa un simbolo di ribellione. Margaret non vuole rimanere in casa, al riparo dagli eventi. Vuole essere parte attiva, non può volgere lo sguardo dall’altra parte. Lei è una donna e, in quanto tale, chiede di non essere messa in un angolo a fare da tappezzeria.

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Errori da non commettere nelle relazioni (seguendo Jane Austen)

Di Cristina Ferri Libri di Cristina Ferri Fai clic qui LEGGI ANCHE Vi frequentate da poco, lui non ci pensa minimamente a mettere la fede al dito, e tu non hai alcuna voglia di perdere la tua indipendenza né tantomeno le tue abitudini. Ma come comportarsi davanti ad alcune situazioni di tentennamento in cui lui sembra volersi prendere gioco di te? Jane Austen, in un’epoca così lontana dalla nostra, ci parla di relazioni, e ci presenta alcuni elementi che possono rivelarsi tossici quali una prima impressione sbagliata o il non sapere ciò che si vuole. Prima impressione sbagliata Un abito scelto con cura, quel paio di tacchi scomodi ma tuttavia favolosi che tieni chiusi nella scatola per paura di sciuparli, un buon profumo e il giusto taglio di capelli possono senza dubbio essere un ottimo requisito per fare una buona impressione al primo appuntamento. Persino Marianne è indecisa su quale abito di mussola indossare… Tuttavia, l’aspetto estetico non basta per definire una persona, così come “il sentito dire”. Non possiamo precluderci una conoscenza ancora prima di aver passato una serata insieme a qualcuno. Il basarsi sulla storia raccontata da una nostra amica o da un certo Tal de Tali non può essere sufficiente. L’unico risultato che si ottiene è quello di un quadro errato della persona che abbiamo davanti. Lo sa bene Lizzie, la quale forma nella mente un profilo di Darcy del tutto sbagliato. Dunque, perché distruggere tutto e fermarci alla prima impressione? Non sapere ciò che si vuole L’appuntamento è andato bene, sei emozionata e non sai se vi rivedrete. Ma forse dopo tanti anni passati a cercare la persona giusta adesso hai il terrore di rinunciare alla tua indipendenza. Non sapere ciò che si vuole è senza dubbio il primo errore nel quale si può cadere all’inizio di una relazione. Vediamo Jane Austen, ad esempio. Edmund non sa chi corteggiare, e questo produce un unico risultato: quando si trova davanti la ragazza che gli piace sul serio, non viene creduto. Frivolezza nei rapporti Il bel Willoughby accantona l’inizio di una conoscenza solo per vanità ed egocentrismo. Dopotutto Marianne la conosce da poco, con lei si è divertito, ma adesso basta: è ora di guardare al futuro, e l’incontro con una donna più ricca, dunque meno “complicata” di lei gli fa accantonare la relazione. Risultato: una volta raggiunto il suo obiettivo, si rende conto di aver buttato alle ortiche una relazione che avrebbe potuto anche divenire importante. L’ascolto delle malelingue Se non vuoi gettarti sul letto in preda ai singhiozzi come la povera Marianne o chiuderti in camera come Anne Elliot per paura di incontrare la persona che ti sei fatta sfuggire a causa della persuasione allora smettila di ascoltare il giudizio degli altri. Ti fa stare bene? Al diavolo le malelingue.

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Non sei una vera fan del romance se… non conosci Fabio. Alle origini del romance.

Ammettiamolo: oggi il romance è pieno di book boyfriend tatuati, billionari tormentati e cowboy che sanno fare anche il caffè con la schiumetta a forma di cuore. Ma prima – molto prima che TikTok decidesse cosa dobbiamo leggere – c’era un uomo. Un’icona. Un fenomeno culturale con più capelli al vento che ossigeno nell’aria. Sì, sto parlando di Fabio.Fabio IL Fabio.Fabio Lanzoni: l’uomo, il mito, la cover. Se non hai mai visto almeno una volta il suo pettorale destro (quello sinistro è per le veterane), non preoccuparti: puoi ancora recuperare la tua credibilità romantica… forse. 📚 Quando il romance aveva un solo nome: Fabio   Ma prima… scopri la collana Land Origins: alle origini del romance. Nuove traduzioni per grandi classici del romanzo rosa Terzo volume: Aélys, la fanciulla d’oro e di vento Negli anni ’80 e ’90, quando le copertine dei romance erano un’esplosione di colori, muscoli e drammaticità degna di una telenovela, Fabio era ovunque.Tipo lo zucchero nei prodotti industriali: non potevi evitarlo. Ovunque c’era una fanciulla in pericolo, un pirata con più eyeliner di un membro dei Måneskin, o un highlander che non vedeva un sarto dal 1743… indovina chi appariva?Fabio.Braccia aperte, camicia mezza slacciata e capelli più lucidi della tua skincare da 18 step. Le lettrici lo riconoscevano a distanza: non serve leggere il titolo, la trama o la quarta di copertina. Se c’era Fabio, c’era romance. 💘 Perché Fabio è alle origini del romance moderno? Perché è stato il primo book boyfriend condiviso globalmente. Prima ancora che esistessero gli hashtag, le fanpage, i character playlist e la vergogna nell’ammettere che qualcosa ci piace davvero. Fabio era il simbolo di un’intera estetica: quella del romance epico, passionale, un po’ kitsch (ok, molto) ma assolutamente iconica. Le copertine con lui sopra non erano semplici immagini: erano una promessa. Una dichiarazione. Una vertiginosa salita di tensione emotiva e ormonale. Grazie a Fabio, il romance è diventato un genere riconoscibile anche da chi non lo ha mai letto.Il che è ironico, considerando che molte persone guardavano le sue cover come arte moderna e non come invito a leggere libri con 342 pagine di tensione sessuale non risolta. 😂 La vera regola: se non conosci Fabio, devi tornare a pagina 1 Se oggi ti definisci fan del romance, ma non sai chi fosse il signore biondissimo che ha definito un’epoca editoriale…amica mia, è come dichiararsi fan del rock senza sapere chi sono i Queen.Si può fare?Sì.È accettabile?Assolutamente no. Fabio è la radice, la base, il fondamento.Il romance contemporaneo con le sue cover minimaliste è solo un suo nipotino timido e con meno abdominali. Scopri Land Magazine admin Novembre 15, 2025 Non sei una vera fan del romance se… non conosci Fabio. Alle origini del romance. Ammettiamolo: oggi il romance è pieno di book boyfriend tatuati, billionari tormentati e cowboy che sanno fare anche il caffè con la schiumetta a forma di cuore. Ma prima – Read More admin Novembre 12, 2025 Dall’archeologia ai delitti perfetti: le passioni che hanno ispirato Agatha Christie Dalle crociere sul Nilo ai treni dell’Orient Express, la Christie trasformò ogni viaggio in un potenziale luogo del delitto. E lo fece con la nonchalance di chi sa che il Read More Silvia Dal Cin Novembre 11, 2025 ARRIVANO I PIRATI… segnalazione nuova uscita Giunti editore A cura di Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo. LEGGI ANCHE “Non mi ero mai divertito così tanto Read More admin Novembre 11, 2025 “Un vecchio Darby e la sua Joan”: tradurre letteralmente o adattare? Tradurre non è mai un semplice esercizio di equivalenza linguistica. Ogni parola porta con sé un mondo di immagini, valori e riferimenti culturali.Un esempio perfetto è l’espressione inglese “an old Read More Silvia Dal Cin Novembre 10, 2025 DRACULA da leggere e guardare… non solo a Halloween! Nel pacchetto ricevuto dalla casa editrice Tunué… un libro da brividi! Perfetto per Halloween ma in realtà anche per tutto l’anno, questa versione a fumetti di Marco Barretta e Lorenza Read More Silvia Dal Cin Novembre 9, 2025 Perché leggere i Cappuccetti di Negrin? Fabian Negrin, nato in Argentina, vive in Italia da trent’anni e illustra libri per l’infanzia. La sua ultima pubblicazione è “Cappuccetti rossi”, edito da Giunti nello scorso mese di ottobre. Read More Silvia Dal Cin Novembre 7, 2025 UNA STORIA DI BURATTINI … segnalazione nuova uscita Giunti editore «Voglio che nel mondo si cantino canzoni ogni giorno. Voglio che stiamo tutti assieme. Ordino al mondo di essere diverso!» Con una scrittura incantevole e magica DiCamillo ci racconta una Read More admin Novembre 5, 2025 5 NOVEMBRE: Tanti auguri a Isabella Vinci! Read More Silvia Dal Cin Novembre 4, 2025 UN CAPPUCCETTO, TANTI CAPPUCCETTI – segnalazione nuova uscita Giunti editore C’era una bambina bellaSempre di rosso vestivaTrovò il lupo!Ne uscì viva Sì, la storia è sempre quella Cappuccetto sotto la pioggia, Cappuccetto arrabbiata, Cappuccettodiventata nonna… Dodici versioni della fiaba più Read More Lorenzo Foschi Novembre 1, 2025 Giappone360: Easy to live in, Hard to breathe in A CURA DI I LIBRI DI LORENZO FOSCHI Lathar Lathar – Zero Giappone360: Easy to live in, Hard to breathe inIl Giappone è un paese che sorprende chiunque ci metta Read More

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Giappone360: Easy to live in, Hard to breathe in

A CURA DI I LIBRI DI LORENZO FOSCHI Lathar Lathar – Zero Giappone360: Easy to live in, Hard to breathe in Il Giappone è un paese che sorprende chiunque ci metta piede. All’apparenza, sembra uno dei luoghi più comodi in cui vivere: sicuro, ordinato, efficiente fino all’estremo. Ma basta restarci un po’ più a lungo per accorgersi che, dietro a questa superficie impeccabile, si nasconde una pressione costante che rende il vivere semplice… ma il respirare difficile. Easy to live in Una delle prime cose che colpisce è l’incredibile efficienza dei servizi. I treni arrivano in orario al minuto, i combini sono sempre aperti, i distributori automatici offrono qualsiasi cosa in qualsiasi momento. In una giornata tipo, quasi non esistono intoppi: muoversi, comprare, organizzare la vita quotidiana è lineare e privo di complicazioni. C’è poi la pulizia e l’ordine degli spazi pubblici. Strade curate, bagni accessibili e immacolati, rifiuti inesistenti, rispetto per le regole implicite. Il risultato è una sensazione di armonia che pochi paesi occidentali possono vantare. E naturalmente, la sicurezza. Camminare di notte in una grande città come Tokyo non fa mai paura; dimenticare un oggetto in metro non significa necessariamente perderlo; persino i bambini vanno da soli a scuola in tutta tranquillità. Questo senso di stabilità crea un ambiente che, per chi viene da fuori, può sembrare quasi utopico. Hard to breathe in Eppure, dietro a tanta comodità, il respiro può farsi corto. Il Giappone è anche un paese di pressione sociale costante. Esiste una netta divisione tra tatemae (ciò che mostri agli altri) e honne (ciò che pensi davvero), e questa distanza pesa. Non sempre è possibile esprimere liberamente opinioni o sentimenti: l’armonia del gruppo viene prima di tutto. Il mondo del lavoro è forse l’esempio più estremo. Ore infinite, dedizione assoluta, poca flessibilità. Il concetto di “karōshi”,  la morte per troppo lavoro, non è un’esagerazione giornalistica, ma una realtà. È un sistema che funziona perché tutti si sacrificano, ma il prezzo è alto. A questo si aggiungono ruoli sociali rigidi: dal genere all’età, fino alla posizione gerarchica, ognuno ha un posto preciso e uscire dagli schemi è difficile. La libertà personale cede spesso il passo al conformismo. E infine, la solitudine. Nonostante l’efficienza del sistema, il Giappone è anche il paese degli hikikomori, dei giovani che scelgono l’isolamento, e ha uno dei tassi di suicidio più alti tra i paesi sviluppati. È il paradosso di una società che funziona fuori, ma che dentro può diventare soffocante. Il paradosso giapponese Il Giappone, insomma, è un luogo in cui vivere è facile, ma respirare è difficile. Tutto scorre con ordine e comodità, ma al tempo stesso questo stesso ordine può trasformarsi in gabbia. È un paese che offre stabilità e allo stesso tempo richiede adattamento continuo, dove la semplicità della vita quotidiana convive con il peso invisibile delle aspettative sociali.

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